Cosi fan tutte

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Così fan tutte - Wolfgang Amadeus Mozart (1756 - 1791) | OPERA
ossia LA SCUOLA DEGLI AMANTI
Dramma giocoso in due atti KV 588 (1790)
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Nuova produzione ampliata

 

In lingua italiana con sovratitoli in tedesco e inglese

 

 

La trama

 

Atto primo

In una bottega di caffè a Napoli siedono i due ufficiali dell'esercito Ferrando e Guglielmo, che vantano la fedeltà delle loro fidanzate, rispettivamente Dorabella e Fiordiligi, sorelle, giunte da Ferrara. Con loro vi è l'amico Don Alfonso, scapolo, il quale, dandosi come sempre arie da filosofo cinico, li contraddice affermando l'inesistenza della fedeltà femminile: «È la fede delle femmine come l'Araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa!» e sostenendo così che le due innamorate, se solo si presentasse loro l'occasione, dimenticherebbero subito i fidanzati e passerebbero a nuovi amori. A seguito di questa dichiarazione, i due intendono sfidare a duello l'amico per difendere l'onore delle future spose. Don Alfonso, invece, lancia loro una scommessa dell'ingente valore di cento zecchini per provare ai due amici che le loro fidanzate non son diverse dalle altre donne: così, per un giorno, Ferrando e Guglielmo dovranno comportarsi secondo gli ordini di Don Alfonso.

 

Nel frattempo, nel giardino della loro casa sul Golfo di Napoli, Fiordiligi e Dorabella guardano sognanti i ritratti dei fidanzati, ma poi iniziano a preoccuparsi perché sono già le sei del pomeriggio e i due uomini non sono ancora venuti a far loro visita, come fanno di solito tutti i giorni. Ad arrivare è invece Don Alfonso che reca loro una notizia terribile: i fidanzati sono stati convocati al fronte e devono partire all'istante. Sopraggiungono Ferrando e Guglielmo che fingono di essere in partenza. Le due giovani sono disperate e gli addii sono dolorosi. Don Alfonso osserva con allegro cinismo che sanno «tutti due far ben la loro parte». Un suono di tamburo richiama gli ufficiali al loro dovere e l'imbarcazione delle reclute li accoglie.

 

La cameriera Despina, complice di Don Alfonso, espone alle sorelle le proprie idee circa la fedeltà maschile ed esorta Fiordiligi e Dorabella a «far all'amor come assassine», sostenendo che sicuramente i fidanzati al fronte faranno altrettanto. Don Alfonso cerca l'aiuto di Despina, offrendole subito uno zecchino d'oro e promettendole venti scudi se insieme riusciranno a far entrare nelle grazie delle sorelle due nuovi pretendenti. Questi ultimi non sono altro che gli stessi Ferrando e Guglielmo che si ripresentano al loro cospetto travestiti da ufficiali albanesi, con grandi mustacchi e vestiti stravaganti. Le due giovani irrompono furenti per la presenza degli sconosciuti, rimproverando Despina per averli fatti entrare; i finti albanesi si dichiarano spasimanti delle due sorelle e Don Alfonso presenta gli ufficiali come suoi cari amici. Alle loro rinnovate e caricaturali profferte d'amore, Fiordiligi risponde che serberanno fedeltà agli amanti fino alla morte e quindi con la sorella si ritira. Tutto ciò rallegra i due uomini, che sentono già di aver vinto la scommessa, ma Don Alfonso li ammonisce avvertendoli che c’è ancora tempo prima di cantare vittoria.

 

Vedendo che le giovani se ne stanno malinconiche in giardino, Despina confida al filosofo di avere un piano per cambiare la situazione. Don Alfonso si allontana fingendo di inseguire gli albanesi, che, poco lontano, sotto gli occhi delle due fanciulle, simulano di bere dell'arsenico (in realtà bevono dell'acqua), volendosi suicidare per il dolore. Don Alfonso fa finta di andare in cerca di un medico e lascia i due uomini agonizzanti davanti alle esterrefatte sorelle che iniziano a provare compassione. Arriva Despina travestita da medico, declamando frasi in un latino maccheronico, e fa rinvenire gli albanesi toccandoli con una calamita. I finti albanesi si riprendono, rinnovano le dichiarazioni di amore e abbracciano le donne, scambiando però l'oggetto della finta passione. Despina e Don Alfonso guidano il gioco esortando le donne ad assecondare le richieste dei nuovi spasimanti resuscitati, i quali si comportano in modo molto passionale. Quando i due pretendono un bacio, Fiordiligi e Dorabella si indignano e rifiutano, mostrando però un grande turbamento.

 

Atto secondo

Nella loro camera Fiordiligi e Dorabella vengono convinte da Despina a «divertirsi un poco, e non morire dalla malinconia», senza mancare di fede agli amanti. Giocheranno, nessuno saprà niente, la gente penserà che gli albanesi che girano per casa siano spasimanti della cameriera. Resta solo da scegliere: Dorabella, che decide per prima, vuole Guglielmo, e Fiordiligi apprezza il fatto che le spetti il biondo Ferrando. Avviene quindi lo scambio delle coppie.

 

Nel giardino sul mare, i due albanesi hanno organizzato una serenata alle dame, con i suonatori e i cantanti che arrivano in barca. Don Alfonso e Despina incoraggiano gli amanti e le donne a parlarsi e li lasciano soli. Fiordiligi e Ferrando si allontanano, suscitando la gelosia di Guglielmo che offre un regalo a Dorabella e riesce a conquistarla. Fiordiligi è sconvolta perché sta capendo che il gioco si è mutato in realtà. Quando Ferrando si accomiata, Fiordiligi ha un attimo di debolezza e vorrebbe richiamarlo, poi rivolge il pensiero al promesso sposo Guglielmo e si proclama a lui fedele. Questi è impacciato nel comunicare a Ferrando che Dorabella ha ceduto facilmente, ma, commentando l'infedeltà di Dorabella, è felice del fatto che Fiordiligi si sia dimostrata «la modestia in carne».

 

I finti albanesi fanno il punto della situazione; Guglielmo è ben lieto nell'aver saputo che Fiordiligi ha rifiutato l'amico, ma gli deve però confessare che Dorabella non si è comportata nello stesso modo. Ferrando quindi è disperato e Guglielmo chiede a don Alfonso i suoi cinquanta zecchini, ricevendo però un rifiuto: non è ancora il momento. In casa, Dorabella esorta Fiordiligi a divertirsi, ma la giovane, in preda a una grande agitazione, decide di travestirsi da ufficiale e raggiungere il promesso sposo sul campo di battaglia: si fa portare delle vesti maschili, si guarda allo specchio e si rende conto che cambiare abito significa perdere la propria identità. Immagina di trovarsi già sul posto e di essere riconosciuta da Guglielmo, ma Ferrando la interrompe e chiede la sua mano, rivolgendosi a lei con parole che probabilmente Guglielmo non le ha mai detto. Guglielmo, che ha assistito al dialogo, è furente, e anche Ferrando prova odio per la sua ex fidanzata, ma Don Alfonso, che è riuscito a dimostrare quanto voleva, li esorta a finire la commedia con doppie nozze: una donna vale l'altra, meglio tenersi «queste cornacchie spennacchiate». Don Alfonso chiarisce, inoltre, di non voler accusare le donne per il fatto di innamorarsi continuamente di uomini diversi, anzi le scusa, dicendo che è colpa della natura umana se «così fan tutte».

 

Nella sala illuminata, con la tavola imbandita per gli sposi, Despina organizza i preparativi e il coro di servi e suonatori inneggia alle nuove coppie. Al momento del brindisi, Fiordiligi, Dorabella e Ferrando intonano un canone su un tema affettuoso, da musica da camera, mentre Guglielmo si mostra incapace di unirsi a loro e commenta: «Ah, bevessero del tossico / queste volpi senza onor!». Il notaio, che è ancora Despina travestita, fa firmare il finto contratto nuziale e, in quel momento, si ode da lontano un coro maschile che intona «Bella vita militar!». Le sorelle rimangono impietrite: sono i due fidanzati che tornano. Nascosti gli albanesi in una stanza, le due donne si preparano ad accogliere Ferrando e Guglielmo che, continuando la finzione, fingono di insospettirsi quando scoprono il notaio e il contratto; vedendo la firma delle due donne, si infuriano. Alle due giovani non rimane che ammettere la colpa e chiamare in causa Despina e Don Alfonso; i due giovani intanto rientrano nella stanza con gli abiti da "albanesi"; ora tutto è chiaro. Don Alfonso tranquillizza tutti e si giustifica: ha agito a fin di bene, per rendere più saggi gli sposi. Le coppie si ricompongono come in origine e tutti cantano la morale: «Fortunato l'uom che prende / ogni cosa pel buon verso, / e tra i casi e le vicende / da ragion guidar si fa».

Programma e cast

Joana Mallwitz - Direzione musicale
Christof Loy - Regia
Johannes Leiacker - Scenografia
Barbara Drosihn - Costumi
Olaf Winter - Luci

 

Cast
Elsa Dreisig - Fiordiligi
Victoria Karkacheva - Dorabella
Andrè Schuen - Guglielmo
Bogdan Volkov - Ferrando
Lea Desandre - Despina
Johannes Martin Kränzle - Don Alfonso

 

Ensembles
Associazione concertistica del Coro della Staatsoper di Vienna
Jozef Chabroň - Preparazione coreografica
Filarmonica di Vienna

Großes Festspielhaus

Il Grosses Festspielhaus (Gran Festival Hall) è stato progettato dall'architetto Clemens Holzmeister nel 1956 per il Festival di Salisburgo, in Austria. Il Festspielhaus è stato inaugurato il 26 luglio 1960 con una performance di Richard Strauss 'Der Rosenkavalier diretta da Herbert von Karajan. 

Si tratta di uno dei più grandi stadi del mondo essendo larghi un centinaio di metri (300 + piedi) e l'auditorium si è quadrata, posti a sedere 2.179 persone. L'accesso del pubblico è attraverso cinque porte di bronzo, la cui facciata reca un motto latino da Thomas Michels: Il Muse santa casa è aperta a quelli mossi dalla canzone / potenza divina ci porta fino che sono ispirati.

 

Specifiche Grosses Festspielhaus 

Larghezza palcoscenico: 100 Profondità m Tappa: 25 m 

Larghezza boccascena: 30 m 

Altezza boccascena: 9 m 

Cinque podi di sollevamento, 18 x 3 m ciascuna; velocità max. 0,25 m / sec .; capacità di carico di 20 tonnellate ciascuno 

Macchina scenica idraulico (doppio attacco di ABB) 

Gridiron: 155 gru con una capacità di carico di 500 kg ciascuno, un terzo di loro azionata idraulicamente e controllato elettronicamente 

Illuminazione: 825 circuiti elettrici regolabili con una potenza di oltre 5000 watt ciascuno; console di luce digitale; deposito di circa 2.000 luci individuali 

Elettroacustica: scheda di controllo audio con 16 ingressi, 16 uscite principali e 4 uscite ausiliarie; prese per altoparlanti e microfoni durante tutto il palco e platea.

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